Un BIM Manager italiano in Qatar: l’intervista

Cesare Caoduro, BIM Manager italiano, ha trascorso un paio di anni a Doha, in Qatar, per lavorare con Anel Group al progetto delle nuove metropolitane.

Ho avuto il piacere di conoscerlo come collega e siamo rimasti in contatto: mi è parso molto interessante intervistarlo per farci raccontare la sua bella esperienza e conoscere, dal punto di vista di chi è sul campo, lo stato dell’arte della progettazione BIM per le infrastrutture…

D. Ciao Cesare, prima di tutto grazie mille per averci dedicato il tuo tempo. Vorrei cominciare facendoti conoscere ai nostri lettori: puoi raccontarci in breve la tua storia professionale?

R.  Direi che la mia carriera professionale ha sempre ruotato attorno al mondo Autodesk e, ad oggi, non ho ancora cambiato idea. Ho iniziato a smanettare in AutoCAD quando ero ancora uno studente delle scuole superiori facendo qualche service, e non ho mai smesso! Quando ho iniziato l’Università al Politecnico di Bari mi sono appassionato al 3D e alla modellazione parametrica ed è lì che ho conosciuto per la prima volta ArchiCAD (…lo so non e’ Autodesk), ed è in quel preciso momento che ho deciso che volevo qualcosa di più.

Ho aperto la mia prima società’ di servizi di Rendering e, proprio mentre stavo comprando la mia prima licenza del famigerato Revit, sono entrato in contatto con un piccolo rivenditore di zona. Di lì le prime collaborazioni, i primi corsi e l’amore per mamma Autodesk. Il resto è stata una escalation: dal rivenditore più piccolo, al rivenditore più grande, al distributore (dove ho conosciuto e lavorato con Gimmi) e alla fine ad Autodesk.

La vita in Autodesk era perfetta, se non fosse che avevo un ruolo da commerciale sul territorio italiano, mentre io ho bisogno di sporcarmi le mani, di risolvere problemi, di vendere soluzioni e non software. Dopo l’avventura Autodesk mi sono spostato in Qatar per lavorare con un Contractor MEP come BIM Manager, e li si che mi sono sporcato le mani, ma ho anche imparato tanto (oltre che sudato). L’ultima chiamata qualche mese fa da una società di ingegneria danese, COWI, per andare a ricoprire il ruolo di BIM Manager/Developer nel dipartimento di BTM (Bridge Marine and Tunnel). Quindi eccomi qui, pronto per questa avventura a Copenaghen, sicuro che non è ancora finita.


Verifica  delle aree di foratura e dell’ingombro dei convogli con nuvola di punti con Autodesk Revit
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D. Bene, in questi anni di cosa ti sei occupato in particolare?

A Doha, il progetto della metropolitana Qatar Rail è sicuramente uno di quelli che si definisce “Mega strutture”. Diverse linee sotterranee, tonnellate di stazioni sparse per il territorio, con una copertura capillare che porta ad avere una stazione ogni 1.5 minuti di media. Mi sono occupato di lavorare in due principali pacchetti: “Red Line South Underground Project” e “Red Line South Elevated Project”, che comprendevano:

 – 5 stazioni sotterranee e 3 stazioni sopra terra.
 – 34 km di tunnel
 – 5 switchbox di interscambio
 – 33 cross passage
 – 5 emergency shafts

La mia societa’, come Contractor MEP, ha lo scopo sia di progettare che di costruire gli impianti. Sono stato contattato principalmente per far luce sul processo BIM, in una di quelle societa’ abituata a produrre chili di “shop drawings” in 2D e ad installare senza troppo preoccuparsi.

Il progetto di Qatar Rail è un progetto interamente basato sui processi BIM e tutti devono lavorare in un ambiente integrato. Nel ruolo di BIM Manager mi sono occupato di garantire che gli standard richiesti venissero applicati nel modo corretto e di rispettare le scadenze necessarie per il processo di costruzione. Tutti gli shop drawings venivano estratti dal modello 3D coordinato con gli altri contractor sotto la supervisione del main contractor (Vinci), la societa’ di project management (Jabocs) ed ovviamente il cliente.

Il processo è molto complesso, articolato e, ovviamente, fa acqua da tutte le parti ma, senza dubbio, ha garantito alla mia societa’ di poter lavorare in pieno rispetto delle scadenze con un ottimo margine di profitto soprattutto grazie al relativamente basso spreco di materiale e ore uomo.

Uso di Dynamo per il posizionamento dei supporti per gli impianti in Autodesk Revit MEP
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D. Quali strumenti software hai utilizzato, e per quali compiti?

R. Gli strumenti chiave richiesti per la produzione sono ovviamente Revit, Navisworks ed AutoCAD. I modelli sono in Revit e devono essere consegnati in Revit: ogni settimana i modelli aggiornati vengono caricati su una piattaforma comune per poter essere utilizzati dagli altri contractor in fase di coordinamento, Navisworks è la naturale conseguenza di Revit per le verifiche di coordinamento.

Devo dire che qui ho trovato le maggiori difficoltà’ perché’ non e’ mai stato banale e semplice avere I modelli aggiornati da tutti I contractor che, ancora lavoravano con I processi tradizionali e che semplicemente ricopiavano il modello alla fine. Altro grosso problema mantenere aggiornati i modelli strutturali con ciò che era effettivamente costruito in cantiere. Visitavo regolarmente il cantiere per verificare lo stato di fatto rispetto a quello che si poteva riscontrare nel modello 3D, e spesso i problemi di coordinamento in cantiere, non erano visibili nel modello. Tutto sotto controllo perché’ alla fine, i Construction Manager, erano entrati nel processo e andavano in giro con i modelli Navisworks. Questa è stata la mia personale vittoria!


Clash Detection con Autodesk Navisworks: clic sull’immagine per ingrandirla

D. Tra gli strumenti BIM disponibili, quali pensi siano le tecnologie più promettenti?

R. Anel ha deciso di investire molto nel BIM e questo mi ha permesso di sperimentare durante il mio tempo libero (poco), dalla realtà’ virtuale alla realtà’ aumentata con Hololens. Devo dire che i maggiori benefici per una societa’ come la nostra, dislocata sul territorio in diverse nazioni, è stata la possibilità di usare Collaboration for Revit come piattaforma di lavoro in worksharing. Abbiamo lavorato da vari uffici in Medio Oriente e nella sede principale ad Istanbul senza perdere dati durante la sincronizzazione e senza attendere tempi estenuanti che riscontravamo con Revit Server. Il team è stato composto da più di 100 modellatori nel periodo di picco, tra cui alcuni situati in India presso un nostro partner di outsource.

Per quanto riguarda AR e VR, direi che la prima è quella che avrà’ maggior successo nel campo delle costruzioni. Ho avuto il piacere di conoscere la DAQRI ad Autodesk University di Las Vegas e sono stati nostri partner per un test condotto in cantiere. Eccellente, sicuramente migliorabile e ancora lontano dall’essere alla portata di tutti, ma straordinario per chi si occupa di cantiere BIM.

D. A che livello di progettazione BIM siete arrivati?- Facendo riferimento al famoso schema anglosassone disponibile qui.

R. Il progetto di Qatar Rail prevede che il modello venga restituito ad un LOD500 per poter essere utilizzato nelle fasi di gestione dell’opera. Il modello viene consegnato in LOD300 dal Leader Designer del Main Contractor, poi il Contractor, si occupa di convertirlo in LOD400/450 nella fase di preparazione degli shop drawings. L’ultimo step e’ la predisposizione del modello per l’estrazione dei dati in format CoBIE per poter essere utilizzati come input per il sistema di Asset Management Maximo.

Definizione dei tempi di costruzione (Timeliner) con Autodesk Navisworks
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D. In Italia proprio questi ultimi due anni hanno visto l’esplodere dell’interesse per il BIM, in particolare nel settore delle Infrastrutture, che finora non lo aveva ancora approcciato. Ripensando alla tua esperienza in Italia, cosa ti sentiresti di suggerire a chi vuole iniziare, o approfondire, un percorso di formazione al BIM?

R. Non voglio fare l’italiano all’estero ma, a mio avviso, il BIM è ancora sinonimo di speculazione nella nostra nazione. Sono felice di vedere che il mercato si sta muovendo e che ci sono persone e societa’ serie in grado di gestire il cambiamento. Il mio consiglio spassionato è quello di diffidare dai corsettini organizzati dallo sciacallo di turno e di affidarsi a societa’ che il BIM lo conoscono realmente. Cambiare non è semplice, costa e bisogna essere pronti ad investire tempo e risorse in questo (oltre che soldi!).

Per i giovani ingegneri ed architetti, consiglio di fare una esperienza all’estero, anche breve, non tanto perché’ in Italia non ci sono progetti BIM, ma perché’ BIM significa condivisione e non c’è nulla di meglio che lavorare in ambienti multi-etnici e multi culturali. Il resto verrà da sé…

Condivisione dei modelli BIM sul Cloud grazie ad Autodesk 360

D. E per quanto riguarda le aziende italiane, sulla base delle tue esperienza all’estero, quale pensi possa essere il punto di partenza migliore per adottare il BIM?

Le societa’ italiane che vogliono investire all’estero, saranno le uniche in grado di sopravvivere al cambiamento, questo la gente come me e Gimmi, lo predica da anni. Andare all’estero non è facile per un’azienda per svariati motivi, la cosa migliore è cercare un partner locale e consociarsi per piccolo progetti. Ne conosco tante che, a piccoli passi, si sono fatte spazio. Il made in Italy è riconosciuto e apprezzato, ma attenzione a non cullarsi troppo su questo mito. Ci sono societa’ iraniane, libanesi, indiane, cinesi giusto per citarne qualcuna, che sono altamente qualificate e che sono in grado di battersi a testa alta.

Ultimo consiglio per gli studi di Ingegneria e Architettura italiani: smettiamola di sfruttare i ragazzi neo laureati e non, tenendoli a partita IVA fino alla pensione. Cercate e tenete strette le eccellenze con le giuste ricompense lavorative ed economiche, altrimenti non avremo più nessuno in Italia con cui poter ripartire.

Per concludere, ringrazio Gimmi per avermi dato questa opportunità e spero, di poter aggiornare questa intervista, magari parlando del mio rientro in Italia. Per il momento mi godo la Danimarca con il suo clima freddo e ventoso, ma con una estrema tutela e cura del bilanciamento tra vita privata e lavoro, qualcosa che noi italiani abbiamo dimenticato da troppo tempo.

Grazie mille Cesare, condivido le tue conclusioni e ti ringrazio davvero per il quadro dettagliato che hai tratteggiato in questa intervista. Magari ci risentiamo più avanti, per farci raccontare l’esperienza in COWI… Alla prossima!

Trovi Cesare Caoduro qui, e non dimenticate di dare un’occhiata al suo Blog e soprattutto a quanto ha pubblicato su Dynamo, che è molto interessante!

Alla prossima
Giovanni Perego