Un ottimo modello BIM per l’ammodernamento stradale: intervista a Pietro Scaffidi

Capita a volte, navigando sui Social, di imbattersi in qualcosa di davvero interessante.

È quello che mi è capitato il mese scorso, quando nel gruppo Facebook BIM per le infrastrutture e l’edilizia, che gestisco da alcuni anni, ho trovato pubblicate numerose belle immagini di un progetto per l’ammodernamento stradale da parte di una persona che fino a quel momento non aveva ancora pubblicato nulla.

Ho notato subito che si trattava di un progetto BIM italiano, sviluppato in modo approfondito con la migliore tecnologia BIM: cosa molto rara finora nel campo delle infrastrutture, nonostante l’obbligo negli appalti pubblici sia ormai molto vicino.

Ho voluto quindi saperne di più ed ho contattato l’autore, Pietro Scaffidi, che molto gentilmente si è prestato a spiegarci in un’intervista la sua bella esperienza…

Studio di una rotatoria stradale

D. Ciao Pietro, prima di tutto grazie per aver accettato di rispondere a questa intervista.
Raccontaci qualcosa di te: qual è la tua formazione?

R. Sono un geometra cresciuto negli studi di architettura, da 10 anni lavoro nelle opere infrastrutturali. In questi anni ho utilizzato molti programmi di progettazione e non: da AutoCAD a 3ds Max, da Fusion 360 a Revit, Infraworks ed AutoCAD Civil 3D. Seguo assiduamente Autodesk ed oggi sto implementando le mie conoscenze sul BIM con la AEC Collection.

D. Cominciamo quindi dal progetto: di cosa si tratta?

R. Si tratta del Maxilotto S.S.121 Palermo-Lercara Friddi, quindi dei lavori di ammodernamento di un tratto dell’itinerario Palermo – Agrigento lungo circa 34 chilometri: lavori che ancora sono in corso d’opera.
Il modello che ho realizzato non è stato creato in una fase preliminare, quindi secondo un normale processo BIM: trattandosi di un progetto ormai esecutivo ho lavorato a ritroso, cioè ho creato il più fedelmente possibile il modello dagli elaborati grafici di progetto, importando su InfraWorks le polilinee in formato dwg degli assi stradali.
Ho creato geometrie per circa 252 strade, 35 fra viadotti e cavalcavia, 98 fra intersezioni e rotatorie. Questo mi ha permesso di testare le informazioni ottenute dal software , confrontandole con quelle del progetto esecutivo.

Viadotto e calcolo delle quantità

D. Complimenti, grande lavoro! Con quale obiettivo lo hai realizzato?

R. Ho lavorato in cantiere come tecnico contabile per l’impresa esecutrice dei lavori fino ad aprile 2017, occupandomi dei movimenti di materia. Interessato da sempre al mondo del 3D, sono utente certificato Autodesk 3ds Max ed Autodesk Fusion 360, il passaggio al BIM è stato automatico, permettendomi di conciliare passione e lavoro.
L’ obiettivo principale è stato quello di capire come tale strumento potesse venire in aiuto alle attività che svolge giornalmente un ufficio di cantiere e in seguito far conoscere le potenzialità del BIM ai responsabili.
Il primo obiettivo è stato pienamente raggiunto. Ho sempre sostenuto che avere un modello 3D sempre aggiornato dell’opera che si sta realizzando agevola molte attività, dalla più semplice quale quella comunicativa e di comprensione del progetto stesso, a quelle più specifiche: contabilità, qualità, sicurezza, ufficio tecnico, programmazione, nonché la gestione delle perizie di variante in corso d’opera.
Purtroppo non posso dire la stessa cosa per il secondo obiettivo, cioè promuovere l’utilizzo del software e del BIM. Le cause di questo fallimento sono diverse: Il BIM è un processo collaborativo tra varie figure professionali e senza collaborazione non ha motivo di esistere. Durante questi anni di esperienza ho notato che molti uffici lavorano in compartimenti stagni rateizzando o addirittura bloccando l’uscita di informazioni; come se si lavorasse a progetti diversi. Per adottare appieno un metodo di progettazione collaborativo occorre un modo di ragionare diverso da quello attuale, sperando inoltre di non doversi scontrare con l’incompetenza di chi, nell’organigramma di cantiere occupa la casella superiore alla tua.

Ponte e calcolo delle quantità

D. Ho visto che per il progetto hai utilizzato sia AutoCAD Civil 3D che Autodesk Infraworks, una tecnologia nuova e molto promettente: è stato difficile impararlo?

R. Non ho particolari difficoltà nell’utilizzare programmi 3D, ma ritengo InfraWorks un programma semplice da utilizzare anche per chi, come me, non ha conseguito una laurea in ingegneria civile.

D. Quanto tempo hai impiegato per realizzare il progetto BIM?

R. Non sono in grado di quantificare il tempo impiegato poiché, non essendo stato richiesto dall’azienda, ho studiato con calma il software fuori dagli orari di lavoro. Posso dire però che trattandosi di un software utilizzato nelle fasi preliminari di un normale processo BIM, lo trovo molto veloce.

D. Sei soddisfatto del risultato, e per quali motivi?

R. Il risultato ottenuto ha confermato l’idea positiva che avevo sul software e sull’aiuto che può fornire, anche in una fase successiva alla preliminare come nel mio caso. Sono complessivamente soddisfatto, anche se il lavoro che avevo in mente non è stato completato, poiché gli step successivi avrebbero dovuto comprendere i drenaggi e,
per la parte di mia competenza, l’utilizzo del drone per i rilievi con relativo inserimento nel modello delle nuvole
di punti.

Grazie davvero Pietro e complimenti. Sono molto colpito anch’io dai risultati che hai ottenuto. Mi dispiace che la tua intraprendenza non abbia trovato la risposta più opportuna dai vertici dell’azienda: ma sono convinto che saranno costretti a tornare presto sui loro passi, per non restare tagliati fuori dagli appalti pubblici. E si accorgeranno di aver perso tempo prezioso.

L’album completo del progetto BIM di ammodernamento stradale di Pietro Scaffidi è disponibile su Facebook qui.
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e immagini di questo articolo sono pubblicate con il consenso dell’autore e restano di sua proprietà.

Le interviste permettono di conoscere persone ed esperienze di eccellenza:

In bocca al lupo, Pietro!
Giovanni Perego