L’evoluzione dei software Autodesk BIM per le infrastrutture

Prosegue la pubblicazione di articoli gentilmente proposti dai rivenditori del canale Autodesk.
Oggi NKE ci propone un articolo dell’ingegnere Marco Martens, un amico da poco rientrato nell’ecosistema Autodesk dopo importanti esperienze di progettazione stradale all’estero.
Bentornato Marco, sono felice di averti di nuovo con noi, e buon lavoro!

 Mi occupo di strade da sempre.

Sono ingegnere civile, laureato con una tesi proprio con la cattedra di Progettazione di Strade presso l’Università di Tor Vergata.

La mia passione è nata quando, a cinque anni, ho scoperto l’antica via Aurelia, vicino casa mia ad Ansedonia, in mezzo al bosco, che saliva verso l’area archeologica di Cosa, realizzata con grandi pietre, segnate con solchi longitudinali lasciati dalle ruote dei carri. Per me fu una folgorazione.

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Una volta terminati gli studi ho iniziato a progettare infrastrutture con un software molto conosciuto all’epoca, utilizzato da Italferr per l’alta velocità Napoli-Roma.

Grazie a questa esperienza tecnica dal 2004 al 2008 venni chiamato in Autodesk con il ruolo di Application Engineer dedicato a Civil 3D.

Successivamente, sono tornato alla progettazione, occupandomi prevalentemente di adeguamento e messa in sicurezza di strade ad alta incidentalità, in genere realizzando il raddoppio di statali ANAS a singolo corsia di marcia, o la terza corsia di autostrade degli anni 60 e 70.

Infine in questi ultimi anni sono stato in Golfo Persico per il “doubling” o “dualization” di strade esistenti.

Oggi sono Senior Application Engineer per NKE.

La rivoluzione del BIM è entrata prepotentemente nel mondo dei progettisti di infrastrutture in questi ultimi 3 anni, con l’emanazione del DM Baratono 560/2017 e delle UNI 11337.

Ma chi gravita nel mondo dei software specializzati ha iniziato questa transizione da 20 anni circa. La mia esperienza è nata nel 2000 quando come ingegnere civile iniziai a tracciare strade. Come tanti progettisti della mia generazione abbiamo assistito prima al passaggio dal tecnigrafo cartaceo a quello digitale, il CAD, e poi da questo al BIM.

Nel 2004 Autodesk lanciò al SAIE di Bologna il nuovo Civil 3D, basato su motore AutoCAD. Per me e tutti i colleghi tracciatori fu una svolta. Questo software si rivolgeva allora, e ancora adesso, ad una fascia alta di mercato, ai progettisti di infrastrutture e risponde alle esigenze di lavoro collaborativo in tutte le fasi, dallo studio di fattibilità all’esecutivo, dal costruttivo di cantiere alla manutenzione ordinaria e straordinaria.

In parole povere, Civil 3D è un tassello fondamentale del BIM infrastrutturale, detto anche orizzontale. Come slogan del lancio pubblicitario si utilizzò “Muovi il mouse e sposti la strada”.

Nel corso di questi 16 anni il software è continuamente cresciuto, arricchendosi di nuove estensioni dedicate alle diverse competenze della progettazione ad estensione lineare.

Autodesk Civil 3D ha al suo interno, come in un gioco di scatole cinesi, Autocad e Map 3D, l’applicativo di casa Autodesk dedicato alle analisi dei sistemi informativi territoriali.

Le principali estensioni, aggiornate ad ogni nuova versione, sono il Country Kit italiano, ovvero la parte di controlli delle normative e la Storm and Sanitary Analysis per la progettazione delle condotte idrauliche a gravità.

A questi si sono aggiunti Naviswork, che consente di navigare nei modelli 3D e controllare possibili conflitti, Infraworks, che consente di analizzare le alternative di tracciato all’interno di un contesto reale, e Dynamo, che consente di creare oggetti parametrici e automatizzare le attività.

Con questi nuovi strumenti la progettazione sostenibile guarda al futuro: nella nostra area di business, l’AEC, “Green New Deal” significa pensare, progettare e realizzare edifici e infrastrutture con un impatto minimo, nel consumo di suolo, nel fabbisogno energetico e nello sfruttamento delle risorse materiali necessarie a costruirli e mantenerli.

Marco Martens
Senior Application Engineer NKE