Ho letto con molto interessel’articolo del 7 gennaio di Marek Suchockidi Autodesk, che sul Blog Infrastructure Reimagined ha fatto il punto della situazione sul formato IFC, in particolare per il mondo delle infrastrutture.
Marek è un osservatore privilegiato, fu fondatore del capitolo di Gran Bretagna ed Irlanda di International Alliance for Interoperability, poi divenuta buildingSMART, l’organizzazione no profit che sviluppa lo standard IFC, a cui aderiscono i principali sviluppatori di software di authoring BIM.
La pagina dedicata al futuro standard per le strade del formato IFC
Recentemente ho avuto diverse richieste di informazioni sull’utilizzo del formato IFC in campo infrastrutturale. Vale la pena di fare il punto della situazione, perchè si tratta di un tema in forte evoluzione e con alcuni aspetti critici.
Il formato IFC, che sta per Industry Foundation Classes, nasce in campo architettonico, strutturale o comunque di BIM cosiddetto verticale, comestandard internazionale aperto, per supportare e facilitare la diffusione del metodo BIM. Il suo sviluppo è curato dabuildingSMART international,una organizzazione no profit, a cui aderiscono i principali sviluppatori di software di authoring BIM, tra cui naturalmente Autodesk.
Lo standard aperto definito da IFC rappresenta un formato di scambio indipendente dalle applicazioni di authoring BIM. Attenzione: un formato di scambio non è un formato di lavoro. Ovvero, non pensate di utilizzare IFC per scambiare dati tra le applicazioni BIM durante la progettazione: non è pensato per questo.
IFC invece rappresenta la scelta ideale per la consegna finale di un progetto BIM che non va più modificato. Ed infatti, spesso viene indicato dalle stazioni appaltanti nei bandi di gara, come formato in cui consegnare il progetto, in riferimento sia alla norma UNI 11337 che al cosiddetto Decreto Baratono, il DM 560 dell’1-12-2017 che disciplina i bandi di gara BIM, e ne introduce l’obbligo progressivo.
E fin qui tutto bene.
Le difficoltà sorgono quando occorre usare IFC per rappresentare un progetto BIM infrastrutturale, o comunque di BIM orizzontale. Infatti, è cosa ben differente rappresentare i modelli BIM verticali, come muri, porte, finestre, scale, tetti e solette, piuttosto che i modelli BIM orizzontali che si basano su terreni, tracciati (con le loro curve, come le clotoidi o le parabole cubiche) livellette, sezioni tipo, sopraelevazioni in curva e così via…
Ed il formato IFC, nella gran parte dei casi, non mi risulta sia prontoper rappresentare gli oggetti BIM orizzontali. Vediamo di approfondire e di trovare una soluzione…
Di fronte all’obbligo del BIM negli appalti pubblici, entrato in vigore da quest’anno, come stiamo noi che ci occupiamo di BIM per le infrastrutture?
La mia impressione è che dobbiamo ammetterlo: non molto bene, grazie…
Ci troviamo davvero in una situazione stimolante ma difficile. Per fare alcuni esempi:
Da una parte siamo in prima linea: l’obbligo del BIM ci ha già coinvolto, per primi.
Dall’altra ci tocca interpretare una metodologia BIM nata di fatto in ambiente architettonico.
Dobbiamo fare i conti con formati di scambio non adeguati, che non sono ancora pronti per noi.
Ci stiamo rendendo conto che siamo in pochi, e la richiesta va crescendo esponenzialmente.
Ma non è da noi lamentarci. Leggi nei dettagli come è possibile affrontare queste difficoltà, che sono anche opportunità: Continua a leggere
Il formato IFC, la sigla sta per Industry Foundation Class, è fondamentale per garantire l’interoperabilità dei dati nei progetti BIM, perchè e un formato indipendente dalla piattaforma software utilizzata.
Viene sviluppato dabuildingSMART international, di cui Autodesk è stata tra i fondatori: tutti i suoi software BIM sono quindi certificati in importazione ed esportazione, compresi Revit, Civil 3D, InfraWorks, Navisworks, BIM 360.
Uno degli aspetti più delicati per le Stazioni Appaltanti che si stanno preparando all’obbligo del BIM negli appalti pubblici stabilito dal recente decreto BIM, sta nel garantire l’interoperabilità dei dati.
Il che significa due cose: da una parte poter scambiare i dati di progetto in un formato indipendente dalla piattaforma software utilizzata, dall’altra predisporre piattaforme di scambio dei dati di tipo CDE, Common Data Environment, in Italia definita dalla Norma UNI 11337 parte 4 come ACDat, Archivio di Condivisione Dati.
Vediamo di approfondire bene questo primo aspetto, ed approfittarne per accennare al secondo…Continua a leggere
Voglio rilanciare qui l’ottimo intervento del mio ex collega Cesare Caoduro ad Autodesk University, pochi giorni fa. Cesare è impegnato sul campo nella progettazione di metropolitane, a partire dalla sua esperienza in Qatar: leggi qui l’intervista che gli ho fatto in giugno.
Nel suo intervento ha mostrato diverse applicazioni di Dynamo, il software Open Source per la progettazione BIM parametrica per Autodesk Revit, nella progettazione esecutiva di tunnel per la metropolitana, ed ha elaborato soluzioni originali e molto interessanti ad alcuni problemi ricorrenti, come ad esempio l’utilizzo di tracciati provenienti da AutoCAD Civil 3D o da software della concorrenza.
Ho appena partecipato all’evento di One Team di ieri, nella splendida cornice della Cascina Boscaccio,e devo dire che come al solito la sessione dedicata a BIM e Infrastrutture è stata di grande interesse: i miei complimenti ad Alberto Villa, Daniele Boni e come sempre a Santi Sarica che l’hanno preparata e tenuta.
Come puoi vedere nella foto, la partecipazione è stata molto nutrita, e ne è valsa la pena.
Comincio a riassumerti cosa ci hanno presentato, ma ho già la promessa che gli interventi saranno pubblicati sul sito di One Team, non mancherò di informarti…
Rilancio volentieri l’importante intervista di Ingenio all’ingegnere Pietro Baratono, sul decreto che verrà rilasciato alla fine di febbraio e che gradualmente renderà obbligatorio il BIM negli appalti pubblici.
Pietro Baratono è a capo della Commissione sul BIM (o meglio sulla digitalizzazione del processo costruttivo), istituita presso il Ministero delle Infrastrutture l’anno scorso.
Permalink link a questo articolo: https://www.gisinfrastrutture.it/2017/02/ing-baratono-sul-bim-si-parte-dalle-stazioni-appaltanti/
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